mercoledì 29 aprile 2015

Zagor Collezione Storica a Colori: La roccia nera (ZCSC168)




            Il centosessantottesimo numero, che troverete in edicola domani, contiene la conclusione dell'avventura di Zagor e il ritorno di Dharma la strega, nonché la prima parte della storia “La sorgente misteriosa”.


LA SORGENTE MISTERIOSA

Le loro armi e i loro costumi non appartengono a nessuna tribù conosciuta… Chi sono i misteriosi pellerossa emersi dalla sorgente che scaturisce dagli anfratti della Roccia Nera e che parlano un antico dialetto algonkino? Perché hanno rapito Makela, una giovane donna della tribù dei Menominee? Della ragazza e dei suoi rapitori sembra non esservi più traccia, e a Zagor e Cico non resta altra via per rispondere alle tante, inquietanti domande di questa avventura che ricorrere alle conoscenze del vecchio dottor Metrevelic.
Mentre Cico ricorre alla scienza del professor Metrevelic per far luce sul mistero della sorgente della Roccia Nera, lo Spirito con la Scure affiancato da due guerrieri menominee, Makela e Lokai, raggiunge l’inquietante specchio d’acqua da cui sorgono i guerrieri che terrorizzano con le loro scorrerie i villaggi delle tribù di Darkwood.
Nel frattempo, dall’altra parte della sorgente (dove esiste un luogo nel quale il tempo si è fermato, intrappolando molti anni addietro la tribù misteriosa), Sikanda, il capo del popolo del lago, vuole che il segreto non venga svelto ed invia una spedizione per uccidere Zagor. Nello scontro che ne segue, Lokai rimane ucciso e Aska viene rapito. Scoperto il varco a questo mondo parallelo, Zagor si immerge nelle magiche acque e riesce a passare.
Nel frattempo Cico e Metrevelic devono vedersela con due pericolosi rapinatori di banche, Dutch e Quaid, che vogliono che il dottore curi il loro complice Cox, l’unico a sapere dov’è nascosto il bottino di una rapina in banca. Liberatisi temporaneamente dei banditi, che li seguono però di nascosto conviti che sappiano dove sia nascosto il bottino, Metrevelic e Cico, raggiungono la sorgente. Sulle tracce dei banditi si mettono anche lo sceriffo di Fairmont e i suoi uomini.
Zagor riesce a uccidere Sikanda, a liberare Aska e Makela e a tornare nella nostra linea temporale inseguito dagli uomini del lago. Sulle rive della sorgente avviene lo scontro finale tra gli indieni e i nostri eroi, coadiuvati dagli uomini dello sceriffo di Fairmont: gli avversari fuggono da dove erano venuti  Zagor sigilla definitivamente con la dinamite il passaggio dimensionale.

Avventura piacevole, affascinante, misteriosa, dove troviamo uno Zagor che arriva a capire con le proprie doti di intuito e intelligenza la natura del mistero che si trova ad affrontare, rendendo di fatto superflua la presenza del dott. Metrevelic (e questo è probabilmente l’unico elemento che lascia perplessi in tutta la vicenda, anche se ritrovare il nostro vampirologo preferito è sempre una bella cosa!).
Burattini crea una storia che alterna sapientemente parecchia azione (lotte e inseguimenti) con altrettanti momenti di riflessione, laddove anche una sottotrama western si integra in giusta misura con la narrazione principale di natura “fantastica”.
L’idea della sorgente col passaggio in un’altra dimensione sospesa nel tempo, senza dover per forza scomodare particolari teorie fantascientifiche, è decisamente interessante e spiegata in maniera assolutamente plausibile.
Chiarolla ci regala dei disegni notevoli: le scene d’azione molto dinamiche e vive, belli i paesaggi e le ambientazioni,  dettagliati i particolari delle figure dei guerrieri del popolo del lago e assai sensuali le figure delle due ragazze rapite.
Da ultimo, riporto il breve commento che feci all’epoca in cui uscì il primo albo della storia e che postai sul sito Darkwood On Line:
Ho appena terminato la lettura di La Sorgente Misteriosa... Il mio parere è che ci troviamo di fronte ad una delle avventure più affascinanti degli ultimi tempi... L’atmosfera soprannaturale, il mistero di una nuova civiltà nascosta (al di fuori dal tempo!), un comprimario “coi baffi” (in tutti i sensi): il carissimo dott. Metrevelic, una sottotrama appena accennata (i rapinatori in fuga) ma che certamente Burattini saprà incardinare perfettamente nella trama principale... ed infine gli splendidi disegni di Chiarolla, in alcuni momenti quasi “Prattiani”...
Insomma, complimenti agli autori! Se ancora riuscite a far battere il cuore ad uno come me che legge Zagor dal 1971 vuol proprio dire che siete in gamba !!!”.

mercoledì 22 aprile 2015

Zagor Collezione Storica a Colori: Il dio del male (ZCSC167)




        Il centosessantasettesimo numero, che troverete in edicola domani, contiene la conclusione dell'avventura di Zagor e la famiglia di Zeb Dowler, nonché la prima parte della storia “Thugs!”.


THUGS!

L’amuleto da cui la terribile strega Dharma deriva tutto il suo potere le è stato sottratto e, per ritrovarlo, la crudele sacerdotessa del dio Jagannath è disposta ad attraversare l’Oceano e a inoltrarsi nella foresta di Darkwood, dove sembra che il talismano sia nascosto. Una sfida mortale per Zagor, che però conta su alcuni alleati di tutto rispetto: il maggiore inglese Kellog, l’avventuriero Mac Quade e Ramath il fakiro.
Mac Quade svela a Zagor le ragioni che hanno costretto Ramath a lasciare l’India a bordo della nave del capitano Fishleg, braccato da Dharma. La temibile strega, affiancata dal rajah Kubal Singh e i suoi Thugs, ha varcato l’oceano per cercarlo nelle foreste di Darkwood, dove Mac Quade e l’ex maggiore Kellog hanno messo insieme un gruppo di miliziani a protezione del fakiro ferito. La battaglia appare disperata, e l’esito potrebbe essere drammatico per i nostri amici, se al piccolo manipolo di eroi non si unisse anche Zagor.
L’amuleto del dio Jagannath, che Ramath ha sottratto alla strega Dharma, ha il potere di far reincarnare Kalkin, l’ultimo Avatar della religione induista, colui che metterà fine alla nostra era. È questo lo scopo di Dharma e del rajah Kubal Singh, suo alleato, e Zagor, caduto nelle mani della sinistra megera, sembra non essere in grado di fermarli, né di salvare la sua stessa vita.

 Bellissima storia di ampio respiro che nasce da un soggetto congiunto di Stefano Priarone e Moreno Burattini, con sceneggiatura di quest’ultimo. Una grande avventura arricchita da molti coprotagonisti di rilievo e ben caratterizzati, tra cui molte vecchie conoscenze (Dharma, Ramath, Kellog, Kubal Singh e Mac Quade).
Intrigante il prologo, che dopo averci fatto rivivere una scena ormai entrata nella mitologia dei lettori zagoriani (Della Monica ha praticamente ricostruito alla perfezione la scena già vista nell’albo Dharma, la strega), ci rivela un illuminante dietro le quinte della vicenda. Ben fatta anche la sequenza del sogno di Zagor.
Per quel che riguarda i personaggi di Dharma e Kubal Singh, Burattini di fatto li approfondisce partendo dalle basi gettate a suo tempo da Nolitta. Forse la figura del Rajah viene messa in ombra da quella di Dharma rispetto a quanto accadeva nella storia precedente, ma in fondo è lei, coi suoi poteri magici, ad essere la vera antagonista. Che poi i suoi motivi si rivelino, alla fine, molto “personali” non va affatto a detrimento della trama. Una volta ogni tanto fa piacere vedere un villain che è più interessato al soddisfare la propria vanità che a conquistare il mondo!
Buona anche l’idea di raccontare le motivazioni che hanno portato Ramath a lasciare l’India per vagabondare per il mondo a bordo della Golden Baby, ed apprezzabile l’opera di “ripescaggio” di Martin McQuade (creato da Maurizio Colombo sull’albetto L’ombra di Kalì, allegato allo Zagor Speciale n. 11). Rimane sullo sfondo, invece il personaggio di Kellog, il cui ruolo, a conti fatti, consiste quasi esclusivamente quello del radunare gli uomini che poi dovranno combattere contro quelli del Rajah.
Al di là dell’appassionante sceneggiatura, ricca di momenti di azione e di tensione e con un duplice colpo di scena finale, ci sono a mio parere due elementi importanti da analizzare.
Il primo è il collegamento che viene operato tra le varie vicende “indiane”, in modo da farle convergere tutte in un’unica storia ed in un unico luogo, Darkwood. Inizialmente il tutto potrebbe apparire un po’ improbabile, ma alla fine gli autori riescono a sviluppare questo non facilissimo intreccio nella maniera più logica possibile.
Il secondo è la vicenda personale di Ramath. Chi avrebbe mai immaginato che il Fachiro inventato da Nolitta fosse in realtà un uomo in fuga, tormentato dai rimorsi per aver dovuto abbandonare l’amata terra d’origine e gravato da un’immane responsabilità? Ramath assurge così a ruolo di vero e proprio protagonista e non di semplice comprimario.
Insomma, una gran bella storia, arricchita dai disegni di un Della Monica sempre all’altezza della situazione.

Concludo riportando due interventi di Moreno Burattini sul Forum SCLS.
Il primo è in risposta alla “critica” che a un personaggio negativo come quello della strega indiana sia stato dato il nome di Dharma, un termine che sta ad indicare la “legge che tutti dovremmo seguire”…
Così scrive Burattini:
In realtà, secondo me, lo stesso Nolitta non ha preso il nome Dharma dalla parola indiana (hindi?) che significa Legge, ma dalla tigre di Tremal Naik nel romanzo di Emilio Salgari I misteri della Giungla Nera, ambientato appunto in India. Non credo che Nolitta sia stato ferrato in hindi, e immagino che sia appunto più facile pensare che, servendogli un nome indiano, abbia attinto dalla fonte più conosciuta dagli amanti dell’avventura, cioè appunto Salgari. Il quale chissà da dove ha preso quel nome”.
Il secondo intervento di Moreno è una spiegazione sull’apparente incongruenza che si riscontrerebbe nel finale della storia, laddove Ramath dichiara che l’amuleto verrà consegnato per sicurezza a Shu-Tze, il suo maestro tibetano, il quale sarebbe invece stato dichiarato morto nell’avventura Yeti!
Fermo restando che nessuno è perfetto e che di sviste e di errori ne commettiamo tutti a bizzeffe, io per primo e forse più degli altri, in realtà avevo ben presente Yeti quando ho pensato a Shu-Tze. So che lì lo si dava per morto.
Però, Shu-Tze mi faceva maledettamente comodo per trovare a chi affidare l’amuleto di giada al termine del racconto del ritorno di Dharma. Tutto pretendeva che fosse lui (a meno di non ricorrere a un santone noto solo a Ramath e inventato per l’occasione) a prendere in consegna la pietra magica. Quindi, almeno secondo me, Shu-Tze serviva vivo.
Ora: era certo che Shu-Tze fosse morto? No.
In nessuna scena di Yeti lo si vedeva morire.
Ramath aveva solo avuto un sogno da lui decifrato come un messaggio dall’oltretomba, ma lui stesso non era tanto convinto di aver decifrato bene (pagina 64 dello Zenith 323). Una conferma della morte del tibetano era stata solo dedotta a Ramath, senza però nessuna prova concreta. Di fronte a questi fatti, mi sono badato bene comunque dal far dire a Ramath, nell’Amuleto di Giada che Shu-Tze fosse vivo. Ramath dice che affiderà l’amuleto a qualcuno che saprà custodirlo e che andrà in Tibet per questo. Dato che Zagor sa di Shu-Tze, Ramath gli ricorda in due parole di chi sta parlando, appunto del suo maestro, ma non dice: è vivo e lo ritroverò.
Si può ipotizzare anche che Ramath torni in Tibet e trovi Shu-Tze morto di vecchiaia (anche nel caso fosse sfuggito a Krimhar). Dunque, è facile capire che Ramath pensa di andare in Tibet a consegnare l’amuleto a qualcuno della stessa scuola di Shu-Tze, il suo successore diciamo, nel caso lo stesso Shu-Tze fosse morto (cosa da appurare). Però spiegare a Zagor e ai lettori tutto questo senza cadere nello spiegazionismo non è tanto facile, e allora basta ricordare che Shu-Tze è esistito, che è stato un maestro di Ramath, che è custode di grandi segreti (come quello dei sette poteri), e far desumere che può essere vivo (non lo si è visto morire), che se non è vivo Ramath cercherà ugualmente di affidare l’amuleto a chi saprà custodirlo, qualcuno con le doti di Shu-Tze che intende rintracciare in Tibet (l’unico luogo al mondo, a mio avviso, in cui l’amuleto può essere custodito).
Dare per scontato che Shu-Tse fosse morto avrebbe tolto compiutezza alla storia, perché non sarebbe stato certo che ci fosse qualcuno di così saggio e puro in grado di custodire l’amuleto. Il riferimento a Shu-Tze invece rassicura il lettore, non ci fa dilungare in mille spiegazioni e congetture e non si scontra con nulla che si sappia con certezza (fermo restando che anche ciò che si sa con certezza nei fumetti non è certo, tant’è vero che Hellingen è risorto mille volte dalla tomba, e non è il solo). In una immaginaria scena successiva al finale dell’Amuleto di Giada si può pensare che Zagor abbia detto: eppure mi sembra di ricordare che Shu-Tze fosse morto; e Ramath spiegherà perché invece la morte non è certa (magari lui ha fatto indagini in proposito). Se Ramath dice che Shu-Tze è vivo, vuol dire che forse lo è.
Magari in una avventura futura ne sapremo di più, chissà.

mercoledì 15 aprile 2015

Zagor Collezione Storica a Colori: I denti del diavolo (ZCSC166)




        Il centosessantaseiesimo numero, che troverete in edicola domani, contiene la conclusione dell'avventura di Zagor e con il colonnello Slate, nonché la prima parte della storia “I naufragatori!”.


IL SEME DELLA VIOLENZA

Trasferire una tribù di Cayuga in pieno territorio Chippewa, senza tener conto del fatto che i due popoli sono da sempre in lotta tra loro, è un’idea che può germinare soltanto nella mente di un folle. Ma il comandante di Fort Holburn, il colonnello Slate, responsabile del dissennato ordine, è tutt’altro che pazzo... Allora, a chi giova precipitare nell’orrore di una nuova guerra l’intera regione?
Nel frattempo il sergente Rowland raggiunge, inseguito dai suoi commilitoni, il rifugio di Zagor, solo per essere ucciso dagli uomini del sergente Chaney, alle dirette dipendenze di Slate. Forse la chiave per smascherare gli autori del complotto che sta seminando odio e morte tra le foreste di Darkwood sta nelle poche, confuse parole che Rowland, morente, riesce a bisbigliare. Ma che cosa significano?
Zagor decide di far luce sulla vicenda e dopo essere passato da Tonka - che gli espone i suoi timori sull’approssimarsi di una nuova guerra indiana che potrebbe coinvolgere oltre ai Chippewa e i Cayuga, anche i suoi Mohawk e gli Shawnee -  raggiunge Fort Holburn, dove trova il generale Murray che ripone una piena fiducia nell’operato di Slate. Nel forte c’è anche il mercante d’armi Griffith, che vede nel conflitto imminente una sicura fonte di guadagno e si appresta a vendere alla guarnigione una ingente partita di nuovi fucili.
Zagor si rende disponibile a guidare insieme al capitano London una pattuglia in soccorso di alcuni soldati assediati dagli Shawnee. Purtroppo Chaney e i suoi fedelissimi sono d'accordo con il colonnello Slate per fomentare la guerra favorendo così la vendita di armi di Griffith in cambio di una percentuale e cercano di uccidere Zagor. Quest’ultimo sopravvive e torna al forte di nascosto, dove scopre dall’indiano ubriacone Grumble Bell che il sergente Rowland era stato testimone degli accordi fra Slate, Chaney e Griffith e per questo è stato eliminato.
Con l’appoggio del generale Murray, Zagor smaschera i traditori e raggiunge il colonnello Slate per consegnarlo alla corte marziale. Lo Spirito con la Scure non riesce nel suo intento perché Slate viene ucciso da una freccia scoccata da Stella del Mattino, il cui marito era stato ucciso dagli uomini del colonnello.

Bella ed appassionante storia, ricca di elementi classici quali la guerra indiana, il forte, i soldati “buoni” e quelli “corrotti”, scritta da Burattini e disegnata da Torricelli, si caratterizza per la molteplicità dei temi trattati: la collusione tra loschi trafficanti di morte con  vertici militari senza scrupoli; il trasferimento di una tribù della nazione degli Irochesi in un’area contigua a quella dove sono stanziati gli odiati nemici storici Algonchini; il tragico espediente escogitato per trascinare la pacifica Darkwood nel sanguinoso teatro di una guerra indiana.
Toccante e struggente l’inizio della vicenda, che vede protagonisti Stella del Mattino e Volpe Gialla; commovente la scena che in seguito vede la giovane indiana salire sulla rupe da cui, fin da bambini, lei e l’amato guardavano incantati il villaggio sottostante, sognando la loro vita insieme, e qui giurare vendetta.
Ma Burattini parla anche di amicizia (con l’affettuoso abbraccio che Cico tributa al redivivo Zagor, da tutti dato per spacciato), di dignità (con la figura dell’indiano ubriacone Grumble Bell), di onestà (con i personaggi degli amici sergente Rowland e capitano London). Zagor, duro e risoluto, non esita da par suo a schierarsi al fianco di oppressi, deboli, umili, indifesi, vessati e calpestati da gente potente e cinica.
Per quanto riguarda i disegni, lo Zagor di Torricelli è al contempo “massiccio” ma tratteggiato morbidamente, ed il suo tratto classico accontenta sicuramente i lettori più tradizionalisti.

* * *


I NAUFRAGATORI

In cammino verso Port Whale, Zagor e Cico vengono coinvolti in una sparatoria con il contrabbandiere Stormy Jack ed i suoi uomini, e Cico rimane ferito. I nostri eroi decidono allora di fermarsi nella cittadina di  Sandag Bay per curare il messicano. Qui si imbattono nel simpatico Abe Kirk (sceriffo e veterinario, che si offre di prestare assistenza a Cico) e in sua figlia Norah che non vede l’ora di abbandonare quei luoghi desolati e rimane affascinata da Zagor.
Lo Spirito con la Scure si trova a dover fronteggiare una malvagia accolita di assassini, la famiglia di Zeb Dowler, che vive isolata in una casa sulla scogliera e che attrae in trappola gli equipaggi con un crudele inganno per depredare le navi del carico. Stavolta la loro impresa li mette però contro dei predatori ancor più temibili, gli uomini di Stormy Jack, ai quali hanno sottratto un carico di oppio.
Dopo uno scontro con Zagor e Kirk, Stormy Jack rapisce Norah e la porta a bordo della nave Thunder, comandata dal suo complice Seabull; quindi salpa per andare a scontrarsi con i cinque componenti della famiglia Dowler. Questi sterminano l’intero equipaggio, bruciano la nave e rapiscono a loro volta la figlia di Kirk.
Il duello fra lo Spirito con la Scure e la sinistra famiglia dei naufragatori giunge all’atto conclusivo nella tetra casa a picco sul mare. È uno scontro senza quartiere, all’ultimo sangue, in cui si inserisce anche il sopravvissuto Stormy Jack. Alla fine Norah sarà liberata e i Dowler messi per sempre a tacere...

Storia ricca di azione, condita da tinte horror (i Dowler richiamano moltissimo i protagonisti  del film del 1974 Non aprite quella porta di Tobe Hooper), questa seconda prova zagoriana di Jacopo Rauch presenta uno Zagor deciso e sicuro di sé, un contrabbandiere implacabile, un abile sceriffo ed un’intera famiglia di psicopatici!
Il tema dei naufragatori era già stato brevemente trattato nell’albo zagoriano Le jene del mare, come corollario della prima storia in cui appariva Digging Bill. Qui Rauch ce ne dà una versione più ricca e sicuramente originale, fondendo vari elementi narrativi (la storia di mare, il western e – come già detto – l’horror). Rauch crea una trama avvincente, con dialoghi brillani, avversari ottimamente caratterizzati, in grado di tenere il lettore col fiato sospeso e di far temere realmente che possano sopraffare lo Spirito con la Scure, e con due comprimari davvero simpatici come lo sceriffo Kirk e sua figlia Norah
Le sequenze iniziali del naufragio, la strage dell’equipaggio della nave, il duello fra Zagor, Stormy Jack e i Dowler, le scene di pioggia e tempesta, sono davvero belle, merito anche dei disegni di Chiarolla. Il suo stile nervoso e dinamico ben si adatta alla storia, con una ricostruzione davvero magistrale della desolata e selvaggia ambientazione delle coste e delle mareggiate.


mercoledì 8 aprile 2015

Zagor Collezione Storica a Colori: Tawiskara! (ZCSC165)




        Il centosessantacinquesimo numero, che troverete in edicola domani, contiene la conclusione dell'avventura di Zagor al castello di Burgess, la storia completa “Delaware!”, nonché le prime venti pagine della storia Il seme della violenza.


L’ORO DEI FRATELLI WARD

I fratelli Ward, guidati dal contrabbandiere di whisky Willie Drink, intendono nascondere l’oro frutto di diverse rapine nel territorio degli indiani Delaware, in un luogo considerato maledetto: Fort Gallows. Vengono però traditi da uno spietato complice, Red Archer, che li uccide, mentre Willie Drink riesce a fuggire con l’oro.
Tempo dopo, Zagor e Cico salvano il contrabbandiere da Doppio Coltello, un guerriero delaware che vuole destituire il pacifico capo Tuono Rosso. Zagor si impegna a consegnare Willie ai militari per sottrarlo alla morte. Costui, però, ha alle calcagna Red Archer e Sarita, ex complici dei Ward e loro assassini, intenzionati a impossessarsi dell’oro, che riescono a catturare Willie ma vengono seguiti di nascosto da Doppio Coltello. A sua volta Zagor libera Willie e cattura Red Archer e Sarita.
Il destino scioglie i suoi nodi tra le rovine maledette di Fort Gallows. Ma il pericolo non è rappresentato soltanto dai feroci guerrieri di Doppio Coltello: Zagor e Red Archer si trovano davanti il misterioso abitatore del forte, Bloody Jim, un sanguinario condottiero che si era macchiato di un fatto di sangue venti anni prima e che gli indiani credono essere Tawiskara, lo Spirito del Male.
Doppio Coltello e i guerrieri a lui fedeli vengono travolti dalla furia di Zagor e dall'intervento di Tuono Rosso. Sarita e Red Archer trovano la morte per mano di Bloody Jim, che altri non era che Big George Ward sopravvissuto anni prima e divenuto completamente folle. Anche l’oro, nascosto in fondo ad un pozzo, resta sepolto per sempre.

Un esordio davvero convincente, questo, del senese Jacopo Rauch, a cominciare dalla caratterizzazione di Zagor, sempre grintoso e determinato, e di Cico, brillante nel suo rapportarsi allo Spirito con la Scure, comico nella giusta misura e che in molte occasioni si rivela indispensabile nel risolvere situazioni pericolose.
Anche i comprimari sono di tutto rispetto: il simpatico Willie Drink, con il suo riscatto finale che gli guadagna la libertà ed il plauso dei nostri eroi; gli orgogliosi Tuono Rosso e Doppio Coltello che si contendono aspramente il wampum che fornisce il diritto a guidare i Delaware; il crudele Red Archer e l’astuta e opportunista Sarita, la cui alleanza ai danni del redivivo Big Gorge ci regala un finale spettacolare nella tenebrosa cornice di Fort Gallows.
Un soggetto tutto sommato di routine che viene, però, trasformato in un’ottima sceneggiatura, il tutto supportato da dialoghi vivaci e coloriti, incisivi ed appropriati, in grado di ricreare le suggestioni della classica terra di frontiera, ricca di pericoli.
Singolare anche il finale, con la stessa canzone sentita all’inizio della storia.
Buona anche questa seconda prova zagoriana del disegnatore Roberto D’Arcangelo: appassionanti le scene d’azione sullo sfondo di una natura selvaggia, realistica e vivida, ricca di fiumi, foreste e praterie; ottima l’atmosfera di inquietudine e oppressione che riesce a creare sulle rovine di Fort Gallows e la caratterizzazione data ai personaggi, in particolare a Cico, Willie Drink e Sarita.

mercoledì 1 aprile 2015

Zagor Collezione Storica a Colori: L'eroe di Darkwood (ZCSC164)




        Il centosessantaquattresimo numero, che troverete in edicola domani, contiene la conclusione della seconda parte dell'avventura di Zagor contro Kandrax sull’Isola delle Ombre, il terzo episodio completo intitolato “Orrore a Darkwood”, nonché la prima parte della storia “Il libro del demonio”.


GUERRA ETERNA

Zagor, Tonka e i loro alleati celtici trovano Darkwood precipitata in una situazione drammatica. Gli uomini del maggiore Hendricks, un manipolo di Mohawks e Cico stanno avendo la peggio contro gli alleati di Kandrax: i Cree, i Chippewa di Scure Rossa (affrontati da Zagor nell’avventura L’uomo con il fucile) e alcuni cacciatori di scalpi canadesi (vecchi nemici dello Spirito con la Scure: vedi l’Almanacco dell’Avventura 1997  Sulle piste del Nord).
Nel frattempo il professor Morgast sta preparando un terribile sacrificio celtico in grado di fornire a Kandrax immensi poteri: gran parte della tribù dei Mohawk è stata rinchiusa in un gigantesco feticcio di legno e frasche, destinati ad essere bruciati vivi.
Lo Spirito con la Scure interviene con i suoi alleati: i Chippewa vengono sconfitti, i cacciatori di scalpi fuggono con il libro nero dei druidi, Zagor uccide Scure Rossa e mette fuori combattimento Morgast (che finalmente rinsavisce ma si toglie la vita per non essere più succube di Kandrax) e i poteri di Oisin, sotto la guida di Morrigan, impediscono al feticcio di bruciare, salvando così i Mohawk.
Nella loro marcia di avvicinamento a Forte Henry, dove Kandrax ha posto la sua base protetto dai guerrieri Cree, i nostri eroi raggiungono i cacciatori di scalpi e li sconfiggono. Ma Mac Morna si impossessa del libro nero e ne viene soggiogato, consentendo così a Nemain e Kandrax di imprigionare Morrigan, Zagor e tutti gli altri.
Pur prigionieri, Morrigan e Zagor riescono ad impedire che Kandrax uccida Frida in Austria, Gambit in America e Mac Leod e i Coleman in Scozia. Oisin distrugge il libro nero dei druidi e Nemain riporta Kandrax sull’Isola delle Ombre per essere punito da Donn l’Oscuro per il suo fallimento.

Terzo e ultimo episodio della saga del ritorno di Kandrax, forse il meno riuscito. Lascia infatti il lettore con il fiato sospeso fino all’ultimo, ma… proprio il finale è deludente e affrettato. In poche tavole viene risolta tutta l’avventura, compresi i sacrifici paralleli di Margie, Frida e Gambit (situazioni che potevano essere sfruttate in modo più incisivo e significativo).
Lo stesso Mauro Boselli, in un suo intervento del gennaio 2004 sul Forum SCLS ha riconosciuto che “La storia di Kandrax, per molti motivi, non è riuscita. Non dirò quali sono i motivi, dico soltanto che la parte che preferisco, l’unica a mio parere riuscita, anche se non “in linea”, è quella fantasy con Torricelli”.
I disegni di Marcello (qui alla sua quinta e ultima prova su Zagor) sono sempre, a mio parere, di buon livello anche se non all’altezza delle sue precedenti prove.

* * *

IL LIBRO DEL DEMONIO

Il castello dei Burgess, sulle alture attorno al lago Michigan, è isolato da una tormenta di neve. Bloccati fra le sue mura con un' altra dozzina di persone, Zagor e Cico ritrovano Bat Batterton, assunto per proteggere la proprietaria del maniero, Julia Burgess, da una setta di satanisti convinti che nella biblioteca sia nascosto un libro in grado di evocare Satana. Anche padre Sterling, un esorcista, avverte la presenza del demonio, ma Clifford Avery, il segretario di Julia, è scettico e sfida il diavolo a manifestarsi.
Il Male si scatena tra le mura di Burgess Castle, dando inizio a una lunga catena di morti tanto tragiche quanto inspiegabili! Uno a uno, gli studiosi che la tormenta tiene prigionieri nella cupa dimora cadono sotto i colpi, e la mano assassina sembra essere quella di Satana in persona: un avversario contro il quale nemmeno Zagor sembra essere in grado di fare nulla!

Probabilmente ispirata ai i romanzi Il Club Dumas di Perez-Reverte e Dieci piccoli indiani di Agatha Christie, in questa bella storia Zagor (che veste più i panni dell’investigatore che dell’uomo d’azione) entra in contatto con il mondo della magia nera, dell’esoterismo e della demonologia. La trama è piuttosto complessa, ricca di protagonisti e comprimari che si muovono tra le sale ricoperte di scaffali della biblioteca ed i misteriosi sotterranei del castello in cui si svolge quasi tutta la vicenda. La storia mantiene alta la tensione e porta il lettore a spostare i suoi sospetti ora sull’uno ora sull’altro dei personaggi.
Personalmente avrei forse gradito una soluzione un po’ meno terrena, per lasciare il lettore sospeso tra razionalità, religione e mistero. Comunque, lo sceneggiatore Burattini è riuscito a creare un racconto dove il piano razionale si fonde con quello irrazionale, mantenendosi fedele alla tradizione del genere mistery allorquando il colpevole viene scoperto solo nelle ultime pagine grazie ad una soluzione assolutamente imprevedibile.
Ottime anche le brillanti gag di Cico e Bat Batterton, che richiamano al lettore una consuetudine nolittiana che risale addirittura al primo incontro tra i due simpatici pasticcioni ne La casa del terrore.
L’ambientazione, quasi sempre claustrofobica, è ben resa dai disegni di Cassaro che rende ottimamente anche le scena della tempesta di neve e che qui realizza una delle sue migliori prove zagoriane.