venerdì 8 luglio 2016

L’uomo che vedeva il futuro – I rinnegati (Maxi Zagor n 27)




Innanzitutto un’osservazione di carattere generale: già il fatto che entrambe le storie presenti in questo Maxi siano ambientate nella foresta di Darkwood con indiani, soldati, agguati e ribellioni, me lo ha fatto gustare pienamente.

Ora andiamo ad analizzare le singole storie.

L’UOMO CHE VEDEVA IL FUTURO

Akebe, il giovane sciamano degli Shawnee, ha la capacità di prevedere eventi futuri.
Quando un bellicoso guerriero di nome Wakuta e i suoi alleati ordiscono un piano per trascinare gli Shawnee in guerra contro i bianchi, Akebe ha una visione che gli mostra come quell’evento porterà distruzione su tutta Darkwood.
Nonostante sia scampato alla morte solo grazie all’intervento di Zagor, una nuova drammatica visione spingerà lo sciamano a temere che anche lo Spirito con la Scure sia coinvolto nella congiura, e a fidarsi soltanto della donna che ama: Sooleawa…

Roberto Altariva riesce a costruire una trama lineare ed avvincente che ha come punto centrale la figura di Akebe, un giovane pellerossa dotato del dono di poter prevedere la morte delle persone: ciò lo rende una sorta di reietto nella sua stessa tribù, confortato solamente dal suo amore per la giovane Sooleawa.
Ben delineato anche l’avversario della vicenda, il bellicoso Wakuta, un pellerossa dalle indubbie qualità di leader carismatico, abile e scaltro guerriero che vuole trascinare gli Shawnee in una guerra contro i bianchi assassinando il Colonnello Patterson, omicidio che Zagor – grazie anche agli interventi di Akebe e Sooleawa – riesce fortunatamente ad impedire.
Il finale amaro, con il sacrificio di Akebe che il fato inesorabile conduce alla morte, è molto coinvolgente e la spiegazione “razionale” che viene data della visione secondo cui sarebbe stato Zagor ad ucciderlo è perfettamente plausibile, pur nella sua semplicità.
Strappano un sorriso anche le gag di Cico al campo indiano, abilmente inserite per sdrammatizzare la trama principale.
Buona nel complesso la prova grafica dei fratelli Di Vitto, che però devono ancora lavorare un po’ sul volto di Cico e su alcune posture delle figure soprattutto nelle scene di combattimento.
Un ultimo appunto: il titolo di lavorazione della storia, Visioni di morte, secondo me era più efficace di quello definitivamente adottato…

* * *

I RINNEGATI

Qualcuno trama nell’ombra per trascinare Gran Bretagna e Stati Uniti in una nuova guerra che farebbe crollare i fragili equilibri politici del Vecchio Continente.
Le foreste del Nord, dove la macchinazione sta per prendere il via, sono diventate il crocevia di spie e agenti segreti, mentre un gruppo di mercenari senza scrupoli è pronto a sferrare il primo, micidiale colpo che porterà i due paesi sulla soglia della guerra.
Solo Zagor, assieme a un pugno di eroici Huron e a un ex soldato dal tormentato passato, può svelare il diabolico intrigo ed evitare una catastrofe.

Questa seconda avventura del Maxi mi ha appassionato anche più della prima… sarà perché da sempre mi piacciono le storie di spionaggio ed intrighi internazionali.
Antonio Zamberletti, lo sappiamo, è prima di tutto un romanziere di spy-story e qui è riuscito a trasportare la sua esperienza letteraria in un’intrigante avventura zagoriana dove si incrociano le trame ordite da spie e rinnegati per riaccendere il conflitto tra Stati Uniti e Gran Bretagna.
Grazie all’intervento di Zagor e Cico, sollecitati dal Colonnello Perry, degli Huron di Dawigah, dell’ex-caporale Spencer e dell’agente segreto austriaco Kowalski, superati tradimenti e difficoltà varie, la nuova guerra viene evitata e i colpevoli tolti di mezzo.
Anche se non sono un patito delle trame con risvolti storico-realistici, devo dire che stavolta ho gradito l’apparizione come guest-star di Sir Robert Peel, il fondatore di Scotland Yard, che va ad aggiungersi agli altri personaggi “reali” incontrati da Zagor nel corso delle sue avventure.
Il capo dei rinnegati Garrison e Spencer sono personaggi di ottimo spessore, il piacevole ritorno di Dawigah è appropriato alla narrazione e la trama, per quanto articolata dalla molteplicità dei comprimari, è perfettamente lineare con il suo gioco ad incastri (agguati, tradimenti, etc.).
Anche le parti in apparenza eccessivamente dialogate, sono tutt’altro che noiose e perfettamente funzionali alla storia narrata.
Fra gli appunti “negativi”, devo dire che forse il personaggio di Cico poteva essere sfruttato meglio e che stride un po’ nella narrazione il fatto che Zagor si presenti al campo dei rinnegati senza alcun sotterfugio, correndo il serio pericolo che le sue reali intenzioni vengano subito smascherate.
In ogni caso credo che questa terza prova zagoriana di Zamberletti sia migliore delle sue precedenti, apparendo evidente che lo sceneggiatore sta sempre più prendendo dimestichezza con il Signore di Darkwood.
Per i disegni dei fratelli Di Vitto, vale quanto detto per la prima avventura di questo Maxi.

1 commento:

  1. Anch'io ho gradito questo mai. Trovo che i fratelli Di Vitto siano gradualmente migliorati ma che non "azzeccheranno" mai il volto di Cico,penso per loro libera scelta. E che dire del Cico di Pesce? E quello di Piccatto che vedremo ad ottobre sulla serie regolare? Purtroppo Ferri non c'è più e bisogna farsene una ragione. Alla prossima...

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